lunedì 27 ottobre 2008

IL TOTALITARISMO DEL CONSUMO


Quando sentiamo parlare di totalitarismo ci vengono subito in mente le ideologie che hanno segnato la storia del Novecento. Ma pensando bene al sistema in cui siamo costretti a vivere non siamo lontani dalla realtà se arriviamo a definirlo totalitario. Si tratta di un totalitarismo più subdolo ed insidioso rispetto a quelli tradizionali: è il totalitarismo delle multinazionali e del mercato o ancora meglio il totalitarismo del consumo.
Vuoi leggere un giornale per informarti su come gira il mondo? Devi per forza sorbirti decine di pubblicità che ti dicono come vestirti cosa mangiare, come vivere; vuoi vederti tranquillo un film in tv? Anche qui non puoi scappare dal loro assedio mediatico. Decidi allora di farti una passeggiata, ma non pensare di scampare al loro controllo delle menti! Cartelloni pubblicitari con super modelle o “uomini” palestrati e rigorosamente depilati si impongono come propri e veri modelli di vita. Perché la pubblicità non solo ti dice di comprare l’ultimo cellulare con fotocamera o la bellissima cintura di Dolce e Gabbana o ancora il nuovo rossetto che renderà le tue labbra più belle e carnose, ma ti forgia la personalità rendendoti schiavo di bisogni che non avresti mai avuto.
La rivoluzione allora parte proprio dal tuo banco di scuola; una scuola che deve cambiare completamente i connotati per assolvere il suo compito, quello di forgiare uomini e donne che sappiano riconoscere di che cosa abbiano realmente bisogno; una scuola che formi il carattere ed educhi il corpo; una scuola che educhi al servizio, al disinteresse e ravvivi il senso di appartenenza comunitario.
Per farlo è necessaria la riscoperta di quella cultura europea che affonda le sue radici nella civiltà greco-romana, che raggiunge il proprio culmine con l’avvento della Cristianità e che ha donato al mondo veri modelli ai quali ispirarci (Santi ed Eroi, non veline e checche da grande fratello).
Per essere veramente liberi dalla dittatura del consumo inoltre è necessaria la ricostruzione di un certo ordine interiore che nasce anche dalla disciplina del corpo. Per questo Lotta Studentesca chiede un aumento delle ore di Educazione Fisica che deve assumere un ruolo centrale nella formazione scolastica.
Il mercato ci vuole deboli per farci schiavi del consumo e facili da manovrare, ma non ha fatto i conti con i giovani che hanno ancora voglia di ribellarsi, ragazzi di buon sangue che non si fanno abbindolare da spot pubblicitari o dal reality show di turno. E per fortuna in molte città d’Italia si stanno radunando intorno a Lotta Studentesca, compatti per lanciare un offensiva culturale a un mondo che non ha più nulla da dare se non un televisore ultima generazione o un gel tenuta extra forte.

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